Analizzare il contesto socio-economico contemporaneo del Belpaese non è affatto semplice, e una figura come quella del Professor Tito Boeri, economista ed ex Direttore Generale dell’INPS, ha permesso agli allievi della XXI edizione del Master AFORISMA in Business Management accreditato ASFOR di riflettere sulle tematiche più dibattute del momento, nell’ambito del Think Tank “Pensare il contemporaneo”.
“Pensare il contemporaneo” resta il tema focale di questo ciclo di incontri, oltre a mettere in luce tutte le problematiche di uno Stato che è il simbolo della malagestione di anni di attività politica improntata sul vantaggio personale, il passato per correggere il presente e, possibilmente, migliorare il futuro di un Paese che non premia le prossime generazioni.
L’intervista si è sviluppata su quattro macro tematiche, trattate nell’ultimo libro del Professor Boeri “Riprendiamoci lo Stato – Come l’Italia può ripartire”, edito da Feltrinelli nel 2020: istruzione e didattica a distanza, pari opportunità, cultura del lavoro, e il futuro della Next Generation.
Istruzione e didattica a distanza
La pandemia da COVID-19 ha costretto a rivedere l’intero sistema scolastico, costringendo il governo italiano a varare la chiusura degli istituti scolastici su tutto il territorio. Gli studenti e i docenti hanno dovuto necessariamente adattarsi alla DaD (Didattica a Distanza), in un momento in cui nessuno era pronto. Come sostenuto dal professor Boeri, l’Italia si è resa protagonista di un record negativo col più alto numero di chiusure scolastiche rispetto al resto d’Europa, nel periodo tra febbraio 2020 e l’estate, escludendo categoricamente la possibilità di recuperare il tempo perso nell’ultimo periodo. Una scelta che non ha risolto comunque il problema dell’alto tasso dei contagi, come dimostrato dai dati.
Non si è tenuto in conto, inoltre, degli elevatissimi costi sociali legati alla chiusura delle scuole. Sono molte, infatti, le famiglie che hanno perso l’opportunità di avere una prospettiva di vita migliore, in quanto in Italia c’è già poca mobilità sociale e la chiusura degli istituti scolastici non ha fatto altro che aumentarne la dispersione.
Per non rischiare di avere “intere generazioni di perdenti”, il Professore ha proposto diverse soluzioni, tra cui corsi di recupero, scuole aperte in estate, DaD selettiva per gli studenti più difficili intervenendo, laddove possibile, sulle condizioni familiari, sulla connettività e sulla fornitura del materiale didattico necessario alla formazione.
A livello scolastico-istituzionale, ciò che bisogna cercare di migliorare è la qualità media del corpo docente, facendo sì che i docenti straordinari non siano eccezioni, ma il più possibile la regola. Tutto ciò sarebbe possibile attraverso una selezione più accurata del corpo docente: in Italia da anni non vengono indetti concorsi pubblici, un problema gravissimo che ha portato ad assunzioni e, successivamente, a mancate stabilizzazioni di precari, senza un effettivo controllo delle loro competenze.
Ad aggravare ulteriormente il quadro, anche la mancanza di premi o incentivi: si entra con dei salari bassi per gli insegnanti e il rapporto al livello internazionale rimane elevatissimo. Sarebbe, quindi, opportuno dare degli incentivi economici, ma per spinte di questo tipo purtroppo bisognerebbe rivedere le carriere dei docenti.
Pari Opportunità
Ulteriore tema emerso concerne le pari opportunità. Un tema che è ancora oggi protagonista all’interno della nostra società e che è al centro di numerosi dibattiti.
Un primo punto di riflessione è relativo al tema della presenza delle quote femminili all’interno degli apparati dirigenziali che, come sostenuto dal Professor Boeri,“arrivano a malapena a un terzo dei dirigenti di prima e seconda fascia”.
Nella Pubblica Amministrazione ci sono problemi di disparità molto evidenti, basta vedere come nel comparto dirigenziale INPS le donne sono al di sotto del 30%, mentre nel resto dei comparti ricoprono la fetta più importante dei dipendenti. Tant’è che, tradizionalmente, i presidenti e i direttori generali dell’Istituto previdenziale sono stati tutti uomini.
C’è un atteggiamento che in alcuni casi tende a privilegiare le donne solo in alcuni settori, come il sociale, cosa che dovrebbe far capire quanto esse rivestano un ruolo importante nella Pubblica Amministrazione. “Ogni dipendente dovrebbe interpretare il proprio ruolo come se fosse al servizio della comunità, cosa che le donne sentono molto di più rispetto agli uomini”, ha dichiarato il Professore. Privarsi del contributo femminile, soprattutto ai livelli più alti, svilisce il ruolo del dipendente pubblico e il peso stesso della Pubblica Amministrazione.
Una delle possibili soluzioni proposte dal Professor Boeri sarebbe introdurre quote rosa nella Cosa Pubblica: soluzione importante, ma non definitiva. Questo provocherebbe uno shock che potrebbe portare il comparto statale a cambiare totalmente registro. Portando più donne ai livelli dirigenziali si vincono pregiudizi inutili e assolutamente retrogradi. Cadute le barriere, le quote non saranno più necessarie. Bisogna creare le condizioni che, in futuro, saranno superflue, ma non basta: va organizzato il lavoro in modo da condividerlo all’interno del nucleo familiare, con orari più flessibili e meno costringenti.
Cultura del lavoro
E proprio sulla cultura del lavoro si è concentrata la terza tematica del dibattito, un tema scottante soprattutto nelle differenze fra Nord e Sud legate alle richieste di pensioni di invalidità. I numeri raccontano, in particolare, di una sproporzione fra lavoratori pubblici decisamente più cagionevoli dei lavoratori privati. E anche in questo caso è il Sud che alza decisamente la media (con 2,88 giorni pro capite di assenze nell’ultimo trimestre del 2019).
Secondo il Professor Boeri, l’anomalia esiste e sopravvive a controlli molto attenti. Ci sono caratteristiche socio-demografiche comuni fra le persone che presentano certificati di malattia, solitamente inadeguati e che celano condizioni di salute non verificate e veritiere, soprattutto al Sud dove esiste una forte convinzione che si possa farla franca rispetto al Nord.
Quello che aveva in mente il Governo era di investire l’INPS della responsabilità delle ispezioni, prima effettuate dalle ASL. La gestione delle ispezioni INPS ha aumentato il numero di domande per malattia. “Alla base di ciò potrebbe esserci un atteggiamento di natura culturale, o anche un certo disagio sociale, che spinge a vedere i sussidi di invalidità come sussidi di disoccupazione”, ha spiegato il Professore.
La visione del settore pubblico da parte dei cittadini è quella di una macchina che funziona male, non offrendo i servizi che dovrebbe offrire. Così il cittadino, in particolare al Sud, si sente autorizzato a farsi beffa delle regole: “bisogna dimostrare che la macchina pubblica funziona, che è impersonale, e che ci sono i candidati giusti” (anche e soprattutto del Sud). Se la macchina offrisse tutto ciò, le prestazioni dello stesso operatore pubblico migliorerebbero e questo tipo di atteggiamento verrebbe socialmente condannato. A volte, in Italia, tutto questo crea forme di invidia, piuttosto che forme di condanna.
Next Generation
Le manovre degli ultimi decenni hanno portato alla rottura del patto intergenerazionale. La crescita del debito pensionistico ha causato l’esplosione del debito pubblico, continuano a essere sfornate leggi volte a proteggere i singoli individui e il bene comune viene lasciato da parte.
Un obbrobrio secondo il Prof. Boeri introdotto penalizzando altre generazioni, profondamente iniquo e che tratta i contribuenti diversamente.
“Una formula perversa e diabolica”, che andrebbe abolita applicando le norme del sistema contributivo, permettendo a chi deve andare in pensione di anticipare i tempi, ma consapevole che percepirà una pensione più bassa per più tempo del previsto.
Con un sistema contributivo come quello attuale, i membri dell’Esecutivo non fanno altro che un regalo a queste generazioni, rovinando il futuro di altre. Converrebbe, invece, ripristinare l’equità, in modo da non minare la solidità del sistema contributivo evitando, allo stesso tempo, di aumentare il debito pubblico e pensionistico.
Un quadro generale che ha destato molto scalpore e preoccupazione nella popolazione, che ancora oggi fa fatica a capire come una classe politica del genere possa governare il Paese. Una situazione che preoccupa molto anche il futuro delle prossime generazioni, e noi allievi ne siamo l’espressione.
L’incontro col Professor Boeri ci ha permesso di mettere in luce le criticità di una classe dirigente oramai antiquata, statica e che pensa solo al proprio tornaconto personale. I pochi investimenti e i troppi sussidi, gestiti in maniera iniqua, sono solo alcune delle cause dei problemi di un Paese che, invece, dovrebbe essere all’avanguardia.
Inoltre, la totale assenza di meritocrazia e il continuo scambio di poltrone fra i diversi esponenti politici non fa altro che generare un clima di forte incertezza, offrendo poche prospettive di crescita esponenziale.