Il recruiter, denominato anche headhunter o cacciatore di teste, è colui o colei che si occupa della gestione di tutto il processo di selezione dei nuovi candidati pronti a entrare in azienda
di Luca Cretì, allievo del Corso in Social Media Manager
DOVE SI COLLOCA
Possiamo individuare due contesti differenti nei quali troviamo la figura del recruiter:
• azienda di medie o grandi dimensioni che dispone di un reparto HR (Human Resources) o pubbliche amministrazioni.
• agenzie del settore HR che si occupano unicamente di gestire i processi di selezione del personale per conto terzi, ossia di altre aziende.
Solitamente la figura del recruiter lavora a stretto contatto con il settore marketing.
Ora entriamo nel vivo di questa professione, andiamo a esplorare le principali mansioni di un recruiter.
DI COSA SI OCCUPA IL RECRUITER
Il recruiter ha il compito di trovare nuove figure professionali da inserire nelle posizioni aziendali scoperte.
La ricerca si articola nelle seguenti fasi:
- studiare con la sezione manageriale le esigenze aziendali (mission e vision)
- analizzare le posizioni vacanti e il fabbisogno di risorse umane
- definire i profili richiesti
- preparare e pubblicare annunci di lavoro
- creare e mantenere una rete di candidati qualificati, attingendo a canali strategici, come università, associazioni, pubblicità
RECRUITING 4.0: COSA CAMBIA?
Nell’era della digitalizzazione e dell’industria 4.0, anche nelle professioni più “umane” l’influenza della tecnologia si fa sentire.
Secondo una ricerca di AIDP-LabLaw curata da Doxa, l’intero settore HR vedrà notevoli cambiamenti, vediamone qualcuno:
- Algoritmi e Keyword
L’elaborazione dati dei candidati avverrà tramite big data per valutarne in modo rapido l’aderenza ai valori aziendali
- Informazioni e recensioni in tempo reale
I candidati, attraverso apposite piattaforme, potranno accedere a un sistema di recensioni aziendali e a numerose informazioni
- Delocalizzazione delle risorse
La possibile assunzione prescinderà da uno spazio geografico, ma si baserà unicamente su competenze, specializzazioni e valori
- Dematerializzazione degli uffici
L’ufficio tradizionale lascia il posto a un ufficio on demand, gestibile da remoto o in affitto, quindi si abbandona l’idea di recarsi in un luogo fisico per lavorare
- Realtà aumentata
Grazie alle nuove tecnologie, le aziende avranno la possibilità di interagire in maniera virtuale con i candidati, valorizzando la propria offerta professionale, con esperienze che possano in qualche modo divertire e informare sulle caratteristiche dell’azienda
- Il ruolo del recruiter
Sarà più facile avvalersi delle nuove tecnologie per organizzare delle shortlist di candidati.
La valutazione finale dovrà essere fatta comunque da esperti in grado di valutare tutto ciò che un algoritmo non riesce ad analizzare, attraverso le informazioni inserite nel profilo del candidato.
La comprensione dei bisogni aziendali e delle caratteristiche della personalità del candidato – ancora essenziali per un’efficace corrispondenza di una persona a un ruolo – deve essere fatta necessariamente in un meeting avvalendosi di specifiche competenze.
La decisione finale sui candidati rimane un imprescindibile fattore umano.
“Il recruiting è un servizio professionale che si basa fortemente sulle relazioni costruite nel tempo” osserva Tommaso Mainini, managing director di PageGroup. “Fino a quando non verrà ideata una tecnologia in grado di cambiare e adattarsi a seconda di ciò che accade, o di interagire empaticamente con l’essere umano, la professione del recruiter avrà senso di esistere”.
STIPENDIO MEDIO
Lo stipendio medio di un recruiter ammonta a 35.000 euro lordi all’anno (circa 1.830 euro netti al mese), oscillando tra un minimo di 21.200 euro e un massimo di 55.500 euro lordi all’anno (fonte: Jobbydoo.it).
COME DIVENTARE UN RECRUITER
Se pensate di intraprendere questo tipo di carriera, innanzi tutto sono molto apprezzate le lauree di tipo umanistico. In secondo luogo, un master post-universitario di settore o una laurea specialistica in Human Resources possono fare al caso vostro.
Secondo uno studio del Sole24Ore, il tasso di placement di chi consegue un master è maggiore di circa il 10% rispetto al possesso di una laurea specialistica.