La filosofia del desiderio che ci rende umani

Think Tank – III Edizione “Pensare il contemporaneo”

Incontro con Massimiliano Valerii – Direttore Generale CENSIS

In una delle fasi storiche più complesse e caotiche dell’umanità, lo sguardo critico e competente di Massimiliano Valerii, direttore generale del CENSIS, Istituto di ricerca socio-economica del nostro Paese, ha permesso di trarre spunti preziosi per le riflessioni della classe della XXI edizione del Master AFORISMA in Business Management accreditato ASFOR.

“Pensare il contemporaneo” non è solo il tema di questo ciclo di incontri ma è stata anche l’occasione per noi di far sbocciare una riflessione sull’attuale contesto socio-economico e di adattarci alla nuova quotidianità che la formazione a distanza ci impone. La modalità in smart learning non ha compromesso la bellezza e la ricchezza di questo dibattito, è infatti naturale per l’essere umano la propensione alla condivisione e alla cooperazione per sviluppare una visione improntata al futuro.

Il punto di partenza per la preparazione della terza edizione del Think Tank, è stata la lettura da parte degli studenti del Master del nuovo libro del Dott. Valerii “Il contagio del desiderio– Statistiche e filosofia per capire il nuovo disordine mondiale”, che ci ha condotti dentro un giallo filosofico in cui i dossier più scottanti dell’attualità economica e sociale prendono una nuova luce. Da qui si è sviluppata la riflessione comune sul nuovo disordine mondiale, sulle sfide alla tenuta sociale degli attuali modelli economici, dato l’insorgere di nuove grandi potenze e la decadenza dei Paesi che fino ad oggi hanno dettato le direttrici del mondo. 

Ci troviamo dinanzi ad una crisi della globalizzazione che si declina in maniera differente in relazione al contesto geopolitico.

Ci troviamo dinanzi ad una crisi della globalizzazione che si declina in maniera differente in relazione al contesto geopolitico. A fronte di un riequilibrio socio-economico delle società meno sviluppate del mondo, chi ne risente è l’occidente, sorpassato dall’inarrestabile crescita dei Paesi orientali. Il modello capitalista di matrice occidentale diviene in questa fase trampolino di lancio per modelli nuovi, anche – e paradossalmente – illiberali, apparentemente più efficienti. 

Dall’Atlantico al Pacifico

Durante la riflessione sul bilancio degli ultimi trent’anni anni era doveroso menzionare uno degli attori principali della rivoluzione socio-economica globale: la Cina. Prendendo spunto dalle riflessioni presenti nel libro che trattano il tema dell’Oriente, abbiamo discusso con il Dott. Valerii del modo in cui la Cina in particolare abbia stravolto gli assetti internazionali diventando anche una fonte di crescita per l’Italia rispetto a quanto lo sia stato in passato. 

La questione emersa è la singolarità della situazione cinese: negli ultimi decenni il suo modello di capitalismo politico si è coniugato con l’assenza di libertà personali e civili. Tale assetto, sebbene carente da un punto di vista sociale, sul piano economico ha portato ad una crescita esponenziale rendendola una super potenza nel giro di pochi anni. Permane dunque il dubbio se questo processo possa influenzare, nell’arco del prossimo decennio, l’assetto socio-economico dell’Italia. Risulta infatti che il Paese sarà l’unico che non conoscerà una recessione dovuta alla pandemia ma bensì, secondo le stime riportate dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) avrà “un segno più” davanti al suo PIL. La Cina si presenta evidentemente come il Paese di maggior successo della globalizzazione.

Questa crescita senza precedenti non è passata inosservata ed ha portato la Cina ad essere un nemico agli occhi degli USA, che hanno presto imposto dazi ai prodotti cinesi avviando una seconda guerra fredda (o tecnologica). L’amministrazione Trump ha tuttavia fallito nel suo intento di combattere l’espansione cinese, portando invece la nazione orientale a diventare una paladina della battaglia contro il protezionismo.

La fine della storia

In questa fase storica gli Stati non possono dimenticare di affrontare le questioni economiche insieme alle questioni di tipo identitario, che in questo momento affliggono profondamente la nostra società occidentale. 

In questa fase storica gli Stati non possono dimenticare di affrontare le questioni economiche insieme alle questioni di tipo identitario, che in questo momento affliggono profondamente la nostra società occidentale. 

Valerii nella sua opera richiama Kojève, filosofo francese di origini russe considerato uno dei maggiori interpreti della lezione hegeliana, e la funzione della storia intesa come “lotta, violenza, rivoli di sangue”, improntata sulla concezione che quest’ultima debba avere un fine e una fine. L’autore collega questo pensiero alla sfilata delle truppe di Napoleone al termine della battaglia di Jena del 1806, punto di partenza per la formazione di uno stato omogeneo e mondiale. Con l’abbattimento del muro di Berlino nel 1989, si concretizza la teoria della “fine della storia” come la sconfitta dei comunisti a favore della diffusione, a livello mondiale, del capitalismo.  

“La fine della storia” di Kojève, presentata dal Dott.Valerii come momento di riconoscimento sociale, si scontra con una “globalizzazione moderna”in cui nuovi desideri, necessità e timori muovono l’uomo verso una rotta differente, che va oltre le differenze sociali ed economiche colpendo anche le classi agiate. Un cambiamento che non si spiega esclusivamente con i processi economici che stiamo vivendo, ma che riguardala dimensione più ampia dell’identità che oggi avvertiamo essere minacciata. 

Valerii, infatti, sottolinea la ripresa dei processi storici messi in moto dal bisogno di riconoscimento sociale in nome di un’appartenenza ad una classe media che possa garantire una legittimazione dei propri diritti sociali e civili.  

Slogan quali “America first”, “Make America Great Again” e “Prima gli italiani” sono esempi concreti di un capovolgimento del mondo, che contrasta il pensiero di Kojève, in nome di un nuovo percorso di riconoscimento collettivo.

Produttività: la chiave di volta per la ripresa dell’Italia

Il confronto con il direttore del CENSIS evidenzia come l’Italia negli ultimi anni abbia subìto un’enorme decrescita in ambito politico-economico e demografico rispetto al resto del mondo e ci si chiede quale possa essere la soluzione per recuperare lo status di circa trent’anni fa. Dopo l’analisi del contesto, in cui affiora come il PIL dell’Indonesia abbia superato quello italiano e come le condizioni sociali ed economiche delle popolazioni in via di sviluppo siano migliorate, Valerii propone una soluzione che può essere sintetizzata nel concetto di “aumento della produttività”, in quanto la crescita del PIL dell’Italia negli ultimi 10 anni è stata soltanto del 2,4%. L’autore ricorda come la produttività del lavoro in Italia negli ultimi dieci anni sia aumentata soltanto dello 0,1% e come i consumi e gli investimenti, alla fine del 2019, non fossero ancora tornati ai livelli del periodo precedente alla grande crisi economica e finanziaria internazionale iniziata nel 2008. Si evidenzia un forte spiazzamento da un punto di vista economico e delle prospettive sociali in quanto è innegabile che oggi sia andato in crisi quel modello di sviluppo che aveva caratterizzato il nostro Paese dal dopoguerra. L’idea di Valerii è quella di focalizzare la nostra attenzione nel valorizzare la produzione Made In Italy, fiore all’occhiello delle nostre esportazioni, che ha permesso all’Italia di eccellere in vari settori all’estero. Il passo avanti potrebbe derivare dal riconoscimento sui mercati internazionali di un prezzo maggiore alle nostre produzioni che mettono in risalto l’ingegno, le nostre abilità artigianali, di ricerca e di innovazione. Tale percorso può essere inteso come il nostro destino e la nostra scelta obbligata per ambire alla tanto desiderata crescita.

Il Dott. Valerii identifica la causa della mancata produttività anche in fattori come la denatalità elevata che anno dopo anno peggiora ulteriormente, l’invecchiamento demografico grazie all’aumento della durata di vita media tra generazioni e la flessione demografica. La popolazione diminuisce perché il saldo migratorio non compensa il saldo naturale tra i decessi e le nascite, la riduzione si concentra nelle classi più giovani in età attiva, comportando una contrazione economica con problemi di sostenibilità, debito pubblico e sussidi sociali. 

La responsabilità come motore del futuro

Nella parte finale dell’incontro ci siamo soffermati sul concetto di storicismo come lo scontro dialettico tra la filosofia della storia di Hegel e la visione Popperiana della storia. Emerge come la comprensione della realtà vada ben oltre la semplice analisi dei dati e di come sia necessario astrarsi da essi per provare a costruire una cornice di senso.

Si può parlare quindi di storicismo Hegeliano? Oppure aveva ragione Popper nel parlare di miseria dello storicismo e quindi della fine della filosofia della storia? 

Di fronte a tali quesiti il Dott.Valerii ci invita a riflettere e a superare la concezione dualistica dello “scontro tra titani”, proponendoci di spostare il focus sull’uomo/individuo. 

Tale focus si incentra sul senso di responsabilità, vero motore del dispiegarsi della storia: attraverso i gesti e le scelte quotidiane possiamo costruire quella cornice di senso che struttura la nostra “storia”.

Al termine dell’incontro Valerii ha elaborato una sua personale riflessione partendo dall’avverbio “non”. Il termine ci potrebbe portare a focalizzarci su ciò che non siamo e su quello che non abbiamo, diventando la ragione del nostro scontento. Ma potrebbe anche essere alla base del nostro desiderio e nelle parole di Valerii: “una molla indispensabile che ci distingua dagli altri esseri viventi, ci spinga ad andare avanti e a superare i limiti”.

È fondamentale non lasciare che l’attuale condizione limiti le nostre potenzialità ma anzi ci stimoli ad essere ciò che ancora non siamo diventati.

L’insegnamento che traiamo da questo confronto è di non annegare nel pensiero stagnante. È fondamentale non lasciare che l’attuale condizione limiti le nostre potenzialità ma anzi ci stimoli ad essere ciò che ancora non siamo diventati.

Allievi XXI Edizione Master in Business Management AFORISMA

Serena Morello, Sofia Schiavone , Camilla Zecca, Romina Dargenio, Alessandro Barone, Marco Mallardo, Carlotta Morciano, Alberto Panna , Antonio Maria Marletta, Martina Marsella, Federica Pellegrino, Stefania Fracasso, Pia Fanelli, Rossana Buccoliero, Mattia Chiriatti, Mattia D’Aversa, Pietro Di Martino, Ilaria Giannelli, Dario Stoico, Federica Sbarro, Federica Sansone, Serena Laterza, Serena Fiore, Stefano Rainò , Marco Pertosa , Giuseppe Pakj Perrone, Lorenzo Carluccio, Luisa Centonze, Margherita Gigante, Roberta Minilascino, Max De Lorenzis, Michele Baldari, Maria Antonella Vitrani , Mirella Latrofa, Valentina Alberti.